Page 53 - Missioni militari italiane all'estero in tempo di pace (1861-1939)
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LE  CAMPAGNE  OCEANICHE  DELLA  REGIA  MARINA                          45


              ''Aspetto l'arrivo qui dei due legni Vedetta e Governolo ( ... ) assai probabilmente
          partirò  col  postale  che  muoverà  da  qui  il  venturo  6  Illarzo  per  l'Italia,  giacché
          orlllai  nulla mi  resta da fare  qui  dopoché il  Governo non è disposto ad occupare
          nessuna terra".  ( ... )
              Accennando ad articoli di stampa contrari all'intervento italiano nella regione
          che fece  irrigidire il  governo inglese,  Racchia conclude:
              "Tutto  questo  in  gran  parte  è  frutto  della  negligenza  dei  nostri  uomini  in
          Italia e dell'imperdonabile leggerezza ed imprudenza della stampa italiana ( ... ) tanto
          vale  fare  un'onorata  ritirata  prima  che  in  un  modo  qualunque  sia  impegnata  la
          responsabilità del  Governo e  la  dignità della Bandiera  ( ... ).  Probabilmente al  mio
          ritorno in  Italia si  sarà un pò seccati con me,  ma poco importerà, giacché avrò la
          coscienza di  aver fatto  il  mio dovere".
              Il  comandante  Racchia  rientrò  in  Italia  il  7  aprile  1843;  non aveva  ancora
         40 anni!
              Nello  stesso  giorno  del  rientro  di  Racchia  in  Italia,  il  Ministro  italiano  a
          l'Aja, Bertinatti, comunicava al Ministro degli Esteri che, a proposito dello Stabilimento
          italiano nella regione del Borneo "qui si  è disposti ad entrare in qualche trattativa
          con  noi  onde  agevolarci  lo  scopo  che  ci  preoccupa,  ed  a  farci  eventualmente,
          qualche  proposta  a.nche  più  larga".  ( ... )  Nella  comunicazione(l03)  si  accennava
          anche alla possibilità di inviare Racchia in Olanda, considerato che era a conoscenza
          del  problema.
              Il  Ministero degli  Esteri, però, riteneva opportuno rinviare le  conversazioni.
              Si  può concludere con  le  parole di Angelini:
              "Si  concludeva  così  definitivamente,  anche  sul  piano  diplomatico,  e  senza
          possibilità di riprese future, il  tentativo di un insediamento coloniale nell'arcipelago
          malese (104 ).
              Un  giudizio  conclusivo  sull'iniziativa  deve  tener  naturalmente  conto  della
          intera situazione storica del  periodo e così  va  ancora rilevato che per l'Italia non
          esistevano, sia sul piano interno che su quello internazionale, le necessarie opportune
          condizioni  per una politica di  espansione oltremare.
              Tuttavia  nel  fallimento  del  più  importante  tentativo  coloniale  operato  nel
          ventennio successivo all'Unità non possono essere considerate come secondarie le
          responsabilità  del  Governo.  La  impreparazione  dimostrata  in  tutte  le  fasi  del
          progetto da quella di studio a quella della trattativa diplomatica ed infine a quella
          della esecuzione ebbe peso rilevante nell'insuccesso di una iniziativa che già dall'inizio
          si  presentava certamente non  facile  da realizzare.
              Una somma di condizioni e circostanze gravarono negativamente sui propositi
          italiani;  le  incertezze ed i tentennamenti "del  Governo fecero  il  resto.
              In definitiva la storia di quell'impresa riflette l'Italia del tempo, con la precarietà
          della sua posizione internazionale, con le immaturità della sua compagine nazionale
          e della struttura statuale,  con la  indecisione dei  suoi dirigenti" CI 05).
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