Page 100 - Momenti della vita di guerra - Dai diari e dalle lettere dei caduti
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Spiriti militari 51
Io lo rimproveravo perché si esponeva troppo ed inutilmente; ma egli rideva e
per risposta m’indicava qualche sublime quadro di quei luoghi incantevoli: un pino
gigantesco la cui chioma indorata dal sole fulva e verde si moveva lentamente e rit-
micamente a destra e a sinistra o l’alta cima d’un abete che pareva una croce verde
dondolante nell’azzurro del cielo o una fuga di alti tronchi diritti, che formavano
come una navata di un’immensa chiesa, tutta verde e piena di solenne mistero .
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In questa spirituale letizia dell’anima operante, dopo quasi due anni di guerra, la
morte lo colse in una notte oscura dell’aprile del ’17, mentre sotto un fuoco infernale
d’artiglieria cercava di ristabilire il collegamento tra il comando reggimentale e la trin-
cea. Il caporal maggiore che gli fu compagno in quell’ultima spedizione ce lo descrive
sorridente anche in morte. E forse giova riportare per intero la lettera di quest’oscuro
graduato alla sorella del Campodonico. Ci rende, nella sua nota malinconica, in mag-
gior risalto lo slancio del Campodonico, che vediamo trascorrere non turbato dagl’infi-
niti aspetti di morte pel maligno pianoro d’Oppacchiasella, e ci rappresenta in concreto
la collaborazione dell’ufficiale e del gregario nel nostro esercito:
(Sarzana, 3 giugno ’17). Gentilissima signorina, mi dispongo subito a scri-
vergli quello che posso perché descrivergli tutto in quei momenti disperati
non sono riusciti i più scrittori del mondo e nemmeno mai nessuno è stato ca-
pace di descrivere una notte simile a quella che ci siamo trovati due miseri es-
seri della terra circondati da uno spaventoso fuoco con in piena notte la qua-
le rende più spaventoso ancora e nemmeno mai potrà immaginarselo nessuno.
Fu la notte del 24 aprile la sfortuna di molti ottimi soldati del mio reggimento
perché seppe con valore prendergli al nemico un posto avanzato facendo prigionieri
i difensori e occupando la posizione; tutto si credeva finito, ma verso le 10 della
sera incominciava l’artiglieria a concentrarsi sul nuovo posto e a tutta la zona dietro
di esso essere colpita da continui tiri che per ben quattro ore di bombardamento
diventando spaventoso verso l’ora tragica «dall’una all’una e venti» che renderlo più
spaventoso era accompagnato anche dalla fucileria. Verso le 24 e 30 le comunicazio-
ni telefoniche incominciarono a mancare, allora il signor colonnello abbandona il
telefono perché non può comunicare più coi battaglioni, non può star fermo senza
notizie; il signor capitano Balestrieri è in alto alla dolina a osservare i segnali coi razzi,
guardando ove aumentava la fucileria e dove batteva l’artiglieria nemica la quale non
si sapeva ancora il punto che bersagliava.
Tutto ad un tratto la fucileria incomincia ed aumenta sempre più; il capitano
scende di corsa gridando: la fucileria su tutto il secondo battaglione, bisogna andare
a vedere che cosa c’è di nuovo; allora il signor colonnello chiamando tutti i ciclisti
che si era già pronti mi disse: «chi sono due di buona volontà che vogliano andare
fino al secondo battaglione?» Io subito pronto gli risposi; il quale mi disse: «Bravo
Castelli», e nel medesimo tempo si sentì la voce del signor tenente dicendo: «vado
io con Castelli signor colonnello», il quale lo avrebbe voluto trattenere dicendogli
queste parole: «No, non vada Campodonico, li può succedere qualche cosa in questi
momenti, andrà dopo se vuole», ma rivoltosi verso di me mi spinse avanti perché
facevo fatica a viaggiare essendo ancora mezzo addormentato perché il ciclista di ser-