Page 101 - Momenti della vita di guerra - Dai diari e dalle lettere dei caduti
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52    Momenti della vita di guerra

             vizio mi chiamò poco prima sapendomi stanco e appena coricato avendo terminato
             il servizio mio di guardia alle ore10.30. Abbandonai la baracca del comando verso
             l’una dirigendomi verso la mia a metà della dolina per armarmi, ma mi sopraggiun-
             se subito il suo amato fratello e non mi lasciò il tempo, dicendomi che non faceva
             niente, presi l’elmo e di corsa mi misi avanti correndo uscendo dalla dolina per
             prendere un muro che mi riparava dallo scoperto da qualche pallottola e proseguim-
             mo dietro a questo per un duecento metri di corsa perché s’era completamente allo
             scoperto senza nessun riparo e per giungervi prima mi fece correre a grande velocità
             che arrivato all’imboccatura del camminamento Ferrara che non ero più buono di
             proseguire, ma percorremmo una ventina di metri di detto camminamento il quale
             serpeggiava la strada fino che siamo giunti sul bivio della strada che da Loquizza va
             a Castagnevizza: lì ci fermammo ambedue domandandoci se era meglio proseguire
             nel camminamento o percorrere la strada che ambedue s’univano al II battaglione e
             si proseguono a distanza da 50 a 100 metri d’intervallo.
               Di lì osservammo l’inferno che succedeva a pochi metri da noi e proprio la strada era
             la miglior bersagliata, vedendo le fiamme delle mille esplosioni di granate austriache su
             di essa; si consigliò di proseguire il camminamento inviandosi di nuovo; la notte era
             scurissima a quell’ora, ma i mille razzi che dalle prime linee andavano gradatamente
             illuminando l’oscurità da poter lasciarmi vedere la strada percorsa. Percorso così due-
             cento metri di camminamento si incominciò a sentire le cannonate arrivarci vicino,
             ma non mi fecero paura, e proseguimmo ancora riparandoci delle più vicine, le quali si
             vedeva benissimo la sua paurosa fiamma. Fatto ancora un po’ di strada si incominciò a
             sentirsi circondati e sembravano più grosse le quali macerando i sassi e dal fumo mede-
             simo della polvere non si poteva proseguire più perché mancava il respiro. Ad un tratto
             una vicinissima in pieno camminamento dove si doveva passare mi sbarrò la strada
             facendomi riparare dalla pioggia di sassi sotto la prima postazione di mitragliatrice, la
             quale era occupata da un reparto di mitraglieri dei bersaglieri e i poveri soldati ci chia-
             mavano in fondo al suo ricovero per ripararci di più, ma il signor tenente gli rispose
             che si doveva proseguire e fu così che appena trascorso qualche secondo dopo la pioggia
             dei sassi anche dietro il mio consiglio ch’era inutile ogni tentativo volle proseguire di
             nuovo abbandonando un posto sicuro, ci siamo messi in cammino. Ma abbiamo tro-
             vato il camminamento colpito in più punti il quale ci rallentò il nostro cammino sotto
             il continuo tiro, il quale ci ha fatto più volte gettarci in terra qualche volta cadendo fra
             i sassi rimanendo alle mani in più punti sanguinanti.
               Fu così che dopo sforzi enormi arrivammo alla terza ed ultima postazione di mi-
             tragliatrici a sinistra del camminamento a una distanza dal battaglione di non oltre
             trecento metri, arrivò il maledetto colpo al fianco nostro colpendo l’angolo della
             postazione che serviva da camminamento gettandomi a terra storditi dal forte colpo
             e sotto la pioggia dei sassi e delle schegge, mi accorsi che m’usciva del sangue dalla
             faccia e anche dalla gamba sinistra, lo sentivo scorrermi contro la scarpa, ma quei
             momenti non si può lamentarsi e mi rivolsi a guardare il suo amato fratello che ve-
             dendolo a terra lo chiamai sollevandolo più volte ma non mi rispose che con lunghi
             sospiri: gli ricercai subito le ferite e vedendolo ferito alla testa, la quale sanguinava
             ancora ed era inutile ogni mio soccorso perché al buio l’ho riconosciuta profonda,
             chiamandolo ancora parecchie volte mentre quasi piangendo non sapendo nemmeno
             che cosa dovere fare e non ricevendo più nessuna risposta e nemmeno più un sospiro;
             lo lasciai cadere cautamente, pensai un po’ e poi mi misi in cammino per adempiere
             l’ordine. Zoppicando ripresi il cammino abbandonando il camminamento il quale
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