Page 102 - Momenti della vita di guerra - Dai diari e dalle lettere dei caduti
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Spiriti militari 53
era sempre sotto il tiro, proseguii allo scoperto fino al Comando di Battaglione e al
maggiore gli raccomandai d’inviargli notizie al signor colonnello; allora gli dissi della
morte del signor tenente Campodonico e non mi volle credere se non quando mi
vide le ferite. Allora gli scrisse subito al Comando annunciandogli l’accaduto e mi
fece medicare subito.
Il tenente medico dopo medicato mi fece mettere sotto una caverna ove la trovai
già piena di feriti che si lamentavano e fra quei lamenti stetti circa un’ora; sentendo
che il bombardamento era cessato mi recai dal tenente medico a chiedergli due por-
taferiti per far portar via con me il suo amato fratello, ma non poté disporre che di
un solo il quale lo portai a riconoscere dove giaceva: dopo si sarebbe recato subito
a prenderlo. Ma giunto incontrai i portaferiti del battaglione di riserva e ne fermai
subito quattro per trasportarlo con me e quando fu cautamente coricato sulla barella
sono giunti a prenderlo quattro zappatori del comando col proprio caporale e un
ciclista; i quali vedendomi che non potevo più viaggiar mi presero e mi portarono
dietro la barella fino al comando. Giunto vidi il signor colonnello che lo baciò e poi
si mise a piangere: molti altri lo baciarono e poi il signor capitano ordinò che lo por-
tassero subito al posto di medicazione e dopo non lo rividi più perché io ho voluto
rimanere fino alla mattina per coricarmi sentendomi molto stanco. Verso le otto ho
voluto proseguire fino al posto di medicazione reggimentale; due soldati un po’ per
ciascuno in ispalla e lì dovetti aspettare fino alla sera perché di giorno non si può
viaggiare essendo allo scoperto.
Verso le sei pomeridiane tornarono quelli che lo portarono fino al cimitero e mi
dissero che lo deposero con una magnifica cassa nel cimitero d’Oppacchiasella; mi
dissero pure che riportava una ferita al braccio sinistro e un’altra alla gamba, le quali
non gliele avevo vedute.
L’ora in cui fu sepolto non posso saperlo non avendo veduto e nemmeno sugge-
ritomi.
Nel momento in cui Dio lo volle con sé, strappandolo dalla terra insanguinata a
cui insieme partecipiamo col nostro sangue, non soffrì proprio nulla e non mi rivolse
nemmeno una sillaba: la sua faccia sorridente, bella, grassa rimase ancora più sorri-
dente, chiudendo solo gli occhi per non vedere più il mondo travolto in questa strage
umana; e ora nel cielo Angelo di nome e di Dio ci aspetta tutti e mi verrà incontro
un giorno più sorridente e bello.
E non sapendo far di più per le poche scuole frequentate gli contraccambio i miei
più sinceri affettuosi saluti unita alla sua signora mamma mi dico
suo dev.mo Castelli Domenico.
PS. Io mi trovo ancora nell’ospedale di Sarzana, le ferite ormai mi sono guarite, fino
a martedì sono sicuro di rimanere dovendo quella mattina andare a medicarsi ma spero
che nella e della settimana spero d’uscire. Gl’invio tutto a Lei così può giudicarlo prima
che gli giunga nelle mani della sua signora mamma, e non ritengo necessario unirgli
altro ritenendo descrittogli la pura verità; se qualche figlio lo giudicasse troppo… me
lo rimandi subito che glielo farò subito di nuovo come mi spiegherà.
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Di nuovo mi dico suo dev.mo Castelli Domenico .
Un’altra maschia figura è Riego Arrighi senese, nato da una famiglia che aveva dato
soldati al Risorgimento. Era un modesto applicato delle ferrovie, di non grande cultura