Page 117 - Momenti della vita di guerra - Dai diari e dalle lettere dei caduti
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68    Momenti della vita di guerra


             Ma poi gli cambiano i soldati del plotone skiatori e gli affidano quelli che godevan
          fama di ribelli.
               (Chaz-Dura, 7 dicembre ’15, al fratello Eugenio). Ieri li provai, e non mi sape-
             vano fare altro che la semplice discesa: fra quindici giorni dovranno essere skiatori!
               Li farò lavorare come pazzi: incominciai ieri con una foga tale da togliere loro
             ogni volontà di ribellione: rientrarono, finita l’istruzione, in camerata, con quel riso
             caratteristico delle persone che non possono più reggersi in piedi. A dirvi la verità
             ero un po’ stanco anch’io… e con vera voluttà mi distesi subito dopo cena nel mio
             sacco a pelo .
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             Ma se si rivolge a considerare l’anno che muore il forte alpino ha uno stringimento
          al cuore.
               (Chaz-Dura, 31 dicembre ’15, all’avv. Guido Cimino). È l’ultimo dell’anno, del
             terribile 1915, che tante sciagure e tanti dolori ha sparso in tutta Europa, che tante
             conseguente tragiche e ripercussioni irreparabili ha avuto in famiglie di parenti e
             d’amici. Muore l’anno terribile e ci affacciamo ad uno nuovo che si presenta ancora
             più rosseggiante di sangue. Un vero brivido mi percorre le ossa (non per me, ma per
             le persone a cui voglio bene); e sento il bisogno di stringermi stretto stretto agli amici
             che più mi sono cari per fare loro i migliori augurii di bene e di felicità .
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             Tra le persone care che il vortice traeva a sé era anche il fratello Eugenio, che provava
          una letizia di rinascita, non obliosa tuttavia delle sciagure del mondo.

               (Roma, 9 dicembre ’15, alla signora Laura Marsuzi). A qualunque età quando il
             cuore è giovane e l’anima sana, tutto ricomincia nella vita e ricomincia con il senso
             più acuto ancora delle idealità più pure .
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             E giubilava con la sorella e il cognato.
               (Roma, 29 gennaio ’16, ai coniugi Maraghini). Vi scrivo una gran cosa: sono stato
             fatto abile per gli alpini. Provo una soddisfazione profonda. Sono felice, fratelli miei,
             felice, anche se qui nel cuore ho il viso lacrimoso della mamma, felice perché posso
             gridare anch’io con la testa alta: Viva l’Italia .
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               (Roma, 16 febbraio ’16, alla sorella Margheritina). Sursum corda! Anima, occhi,
             tutto me stesso dentro questo cielo così bello e pieno di promesse, e traverso questo
             cielo, più in alto, su, in alto, verso Dio, verso noi, verso l’Italia mia che mi dà fremiti
             nuovi di vita e d’entusiasmo.
               Amo e credo profondamente: amo voi e ogni cosa bella: credo in Dio: con questi
             sentimenti mi preparo alla mia vita nuova con fiducia grande…
               Ho saputo che Pinotto andrà presto lassù: non ci penso, o se il pensiero mi si fissa
             in lui, prego per lui con il mio più intimo slancio, e dico: «Piuttosto a me che a lui» .
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             Cerca di darsi il tono militare e d’irrigidirsi, mentre a Moncalieri istruisce le reclute.
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