Page 119 - Momenti della vita di guerra - Dai diari e dalle lettere dei caduti
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70 Momenti della vita di guerra
(Moncalieri, 19 marzo ’16, alla famiglia). Gli uomini erano tutti a letto, nessuno
mancava. Pochi minuti e si sono levate nella notte, bella notte tiepida e luminosa, le
note tristi del «silenzio». Non dimenticherò mai più quel momento, papà e mamma,
non so perché. Ero solo, in mezzo al cortile deserto: guardavo in alto, verso un’ala del
castello dove sono ricoverati più di duecento mutilati: pensavo ai soldati nostri, alla
nostra Italia, alle aspirazioni nostre, ai nostri dolori, a tante cose che nascon nell’a-
nima e non riescono neanche a liberarsi per prendere forma e sostanza fuori di noi,
e quelle note, a un tratto, mi sono parse venute da una voce misteriosa, solenne .
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Dopo non molto anche lui vien destinato a dominare un plotone irrequieto di re-
clute torinesi.
(Moncalieri, 7 aprile ’16, alla signora Margherita Arullani). Non sono contento:
devo ricominciare da capo, e con poca speranza di ridurre questi uomini, quasi tutti
meccanici affiliati alle leghe operaie. Accetto ad ogni modo la sorte come una nuova
prova che mi s’impone e darò tutto me stesso per riuscire e riuscire bene specie nei
giorni che s’avvicinano…
Sento che sarò un buon soldato. Ho la fiducia che ritornerò: da ora in poi chiedo
soltanto che mi si assista con parole buone d’affetto .
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Prima che s’inizi la primavera Pinotto è mandato nel settore del Rombon. Alpinista
impareggiabile, prima che si sciolgan le nevi, con un pugno d’audaci, a traverso temerarie e
fantastiche scalate, riconquista la vetta del Jof di Montasio che era stata abbandonata perché
intenibile durante l’inverno. L’appresta a difesa, crea i sentieri d’accesso, e i ricoveri che devo-
no renderne stabile il possesso. Intorno a lui si crea la leggenda. A lui solo dev’essere affidata
la difesa della difficile cresta. Egli ha elogi ed encomi, ma il suo plotone, reso autonomo,
non vien più mosso dalla montagna anche nell’avvicendarsi dei battaglioni. Il settore era
relativamente tranquillo: il servizio, aspro e pesante, era più da alpinista che da soldato. Ma
Pinotto soffre della stasi tediosa, invoca più duri cimenti, e le vere battaglie a cui si era votato.
I comandi si ostinano a dichiararlo insostituibile. È prigioniero della sua volenterosità e della
sua leggenda. E per quasi due anni si tormentò l’anima, non volendo convincersi d’aver fatto
già il proprio dovere: ché, secondo lui, in guerra il limite del dovere è la morte.
Temeva che la volontà potesse addormentarsi.
Un complesso di funzioni di fiducia, come mi diceva il mio colonnello, ma ti
assicuro che, per certi lati, avrei preferito la vita di compagnia. Nelle mie condizioni
attuali mi sento, che vuoi? più alpinista che soldato e mi ci abituo con fatica .
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Sono già tanti i vuoti che si son formati intorno a me, che alle volte non mi pare
neppure giusto il pensiero e la speranza di sopravvivere alle stragi che dilaniano e
insanguinano l’Europa .
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Il valore dell’opera mia lo giudico non attraverso alle opinioni altrui, ma alla mia
personale, e questa è parecchio severa. A questo proposito tu mi scrivi che restringere
la dignità e la bellezza di quel che vado facendo ad un più o meno di bellicosità, ti
pare falsare la realtà di certi valori, e soggiungi: «Ti pare che stia bene il ragionare