Page 139 - Momenti della vita di guerra - Dai diari e dalle lettere dei caduti
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90 Momenti della vita di guerra
quel letto di dolore, il generale Della Noce, per incarico di S. E. Cadorna, un giorno
venne a decorare quel petto d’eroe che moriva.
Un istante di vita fece vibrare il morente; capì la grandezza dell’ora, la gratitudine
della patria, ed in un impeto di gioia orgogliosa, baciò convulso la medaglia, sorrise,
e guardando gli astanti presenti in omaggio militare disse: «Com’è bella!» .
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Il sentimento dell’affetto filiale raggiunge lo spasimo nell’epistolario del Cesarini,
anche lui figlio di una vedova. Riassorbito, quasi, nella vita materna, gli manca lo slan-
cio dell’espansione aitante di molti altri. A venticinque anni è ancora un fanciullo. Cal-
mo, intrepido nel pericolo, si muove nella guerra lievemente trasognato. Il suo cuore è
presso la sua mamma lontana; vive assorto, più che nel suo, nel dolore materno. Vede le
cose tutto intorno con gli occhi tristi della vedova lontana, che ha il figlio in guerra, e a
cui col figlio verrebbe meno l’appoggio nella vita. Per questo senso triste della casa della
vedova, a lui non sarebbe stato discaro l’esser dichiarato inabile alle fatiche di guerra.
Ma, quando deve partire, parte tranquillo. Non è nel rischio di guerra il suo dolore. Nel
distacco si associa alla preghiera materna e vuol esser sicuro che quella preghiera ripiova
in serenità e forza sulla mamma.
(Carpi, 5 marzo ’16). … Comunque sia io voglio che Lei sia tranquilla, e non
si preoccupi per me. L’Anima del mio povero padre, la Vergine mi aiuteranno, lo
spero, e non tarderà il giorno ch’io ritorni sano e salvo a Lei. Dunque, Mammina
mia, coraggio; preghi ché nella preghiera troverà conforto, e l’affetto dei figli e del
nipote che ha vicini sia di sollievo e di conforto a tutti i dolori della sua vita troppo
travagliata. La conforti pure il pensiero che suo figlio parte con l’animo sereno, senza
la più lieve preoccupazione. L’unica cosa che mi dispiace un po’ è il non potere avere
il suo bacio d’addio, come la sua benedizione; oh, ma essa mi seguirà lo stesso come
se la sentissi pronunziata dalla sua stessa voce. Nelle ore del pericolo io invocherò il
suo nome, quello dei miei fratelli, il mio pensiero, il mio cuore, il mio intero essere
saranno sempre a Loro rivolti .
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Partecipa alla battaglia d’arresto dell’offensiva del Trentino nel ’16, e con vivacità
rappresenta il suo sognare verso cose lontane nello stesso rombo della guerra.
(29 giugno ’16). La notte, quando esco a ispezionare le vedette e i nostri fari lan-
ciano i loro fasci di luce sul fuggente nemico e i nostri grossi proiettili mi passano
sopra rombando e sibilando insieme, io ho modo di ammirare la bella natura come
una volta, e se chiudo gli occhi mi sembra di uscire per una partita di caccia; il «chi
va là» della vedetta mi scuote, mi richiama alla realtà e il rombo del cannone sacro
all’Italia, il bruno groviglio dei reticolati mi fa ricordare le masse scure del nemico,
quando ad essi si avvicinavano e presto ne retrocedevano fulminati dai nostri. Lei
mamma mi crederà forse cambiato; invece tutt’altro; sono sempre il suo Angiolo
di una volta, pacifico e tranquillo, che mai s’inquieta, che sogna e fa castelli in aria,
come quando era bimbo. Forse mi troverà un po’ più serio, anche perché la barba è
cominciata a infittire, e perché l’essere così indipendente, l’avere delle responsabilità
fanno maturare ciò che in me rimaneva ancora d’acerbo. Insomma, prima aveva un