Page 144 - Momenti della vita di guerra - Dai diari e dalle lettere dei caduti
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I giovinetti  95

               né gli austriaci difendono la montagna, ma la montagna tollera noi e loro. La neve è
               discesa dal cielo su noi e sui nostri nemici… Il grande silenzio ha vinto il frastuono .
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               Non era virtuosismo paesistico. Quella visione della montagna poteva nascere solo in
            chi per un’ascesi spirituale si era distaccato dal terreno verso l’eterno. V’è una solidarietà
            irrompibile fra l’anelito eroico del giovinetto e la montagna sublime che gli si colora nella
            fantasia. Solo da una vetta spirituale, intima, egli poteva contemplare Ia montagna eterna.
               La mossa iniziale di quest’animo è l’irremovibile volontà, la pertinacia, che ritro-
            viamo frequente nei più giovani combattenti. La guerra è dura, non ha giubili, costa
            fatiche amarezze e sofferenze. Essi non le sentono.
                 (15 settembre ’15, alla madre). Come vedi, la mia vita è poco eroica. Il coraggio
               consiste nella resistenza ai disagi: è un coraggio senza slanci, che non si consuma
               nell’incendio d’un assalto, ma arde a lungo, come la fiamma d’un lucignolo a cui la
               continua sorveglianza di qualcuno non lasci mai mancare l’olio .
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                 (16 settembre ’15, ad una signorina). Una imperturbabile serenità regna dentro di me:
               è questa la mia forza, quella che mi sostiene in questa guerra di sacrifici quotidiani, in cui
               più del coraggio è necessaria la dura volontà, la pazienza e la resistenza .
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               La tenacia generava la poesia alpina che lo beava.
                 (24 luglio ’15, alla madre). Ti scrivo dalla penombra della baracca di legno, che
               è ora la mia casa, mentre fuori piove sulla montagna attediata di nebbia. Natu-
               ralmente nella regione dello spirito in cui vivo da tempo, la pioggia e la nebbia non
               hanno nessuna influenza, anzi per contrasto il sereno è più smagliante .
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                 (28 agosto, alla madre). La vita, che ho fatto ora, non mi ha per nulla demora-
               lizzato, e i disagi e le fatiche, cozzando contro la mia volontà immutabile, come le
               onde contro lo scoglio, non la fanno né tremare né vacillare.
                 … Dopo la guerra, la dolce erba dei prati invaderà i cammini, le piogge atte-
               nueranno i solchi profondi delle trincee, che si copriranno di fiori, e della grande
               guerra null’altro apparirà che qualche ruga e qualche incavo sul dorso del monte,
               e qualche frammento di ferro corroso, che la mucca nel lento andare urterà col
               piede pacifico .
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               Perciò restava in una sovrana, virilmente francescana, indifferenza di fronte ad ogni
            mutamento di condizione. Diventare ufficiale? Forse lo avrebbe domandato, se il corso
            si fosse tenuto a Perugia, e gli fosse stato consentito di riveder sua madre. Ma i corsi
            d’allievi ufficiali si tenevano alla fronte. Perciò rinunzia. La dura vita di soldato sempli-
            ce non lo punge. E intanto nella relativa stasi della guerra nel settore alpino, indulge
            all’altra sua passione degli studi naturalistici. Fa collezione di farfalle e di fiori alpini, sta
            a guardare i gracchi migranti nel cielo autunnale, scruta sulla neve recente le orme della
            pernice alpina e della lepre bianca, ed effonde il suo animo nei rapidi e vigorosi disegni e
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