Page 141 - Momenti della vita di guerra - Dai diari e dalle lettere dei caduti
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92    Momenti della vita di guerra

               Vede, io, pur vedendomi la morte dappresso, non mi spavento mai, perché ho
             fiducia in Dio, e creda, di pericolo ne ho corso in questi giorni. Gli ultimi giorni di
             maggio hanno lasciato nel mio animo un solco profondo, che il tempo non potrà
             cancellare, mi hanno forse invecchiato di qualche anno, ma nel mio animo non ha
             posto mai piede lo scoraggiamento .
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               … Ma via, mammina, lasciamo questi discorsi che non fanno che rammaricarci
             maggiormente, mi sorrida di quel sorriso suo buono, che era la mia gioia, quando,
             bambino, dopo un rimprovero, segnava la pace, ed io sarò felice, felice come allora .
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             Ma non valsero le preghiere. Nella successiva battaglia dell’agosto egli cadde grave-
          mente ferito il 19 a Castagnevizza, e sopravvisse in un ospedaletto sino al 25, sperimen-
          tando cristianamente non il dolore della sua spezzata giovinezza, ma il lutto della madre
          orbata del figlio maggiore.

             Ma in altri il pensiero della morte e della madre non giunge a soffocare la lieta espan-
          sione giovanile, in una sfera più vasta della famiglia. Un’intima letizia li accompagna
          anche nei momenti più gravi.
             Uno d’essi racconta alla cugina la sua accanita resistenza, con un piccolo nucleo,
          per due giorni contro il nemico avanzante nel Trentino. Dopo questa resistenza, du-
          rante la quale si nutrì di gallette ed un po’ di zucchero, riuscì a ripiegare col grosso
          dei suoi uomini, con le sue mitragliatrici, e giunse in salvo lacero e senza berretto,
          quando già lo ritenevano perduto. L’aitanza lieta del ragazzo, che ha compiuto un’im-
          presa audace, cancella completamente il turbamento e l’angoscia del ripiegamento
          del maggio ’16 .
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             È poi vivacissimo in quasi tutti il senso della natura, che si compenetra con stati
          d’animo indimenticabili.
             Uno descrive al padre la primavera del ’18, che è tutta una cosa col risveglio dell’e-
          sercito italiano dopo Caporetto.
               (11 marzo ’18). Qui ride la primavera – il sole si riflette sulle vette nevate e neIle
             verdi acque d’un bel fiume nostro – e la natura c’invita ad esser buoni, a pensare alla
             patria, alla casa, all’avvenire .
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             Un altro descrive il folleggiare di un gruppo di allievi ufficiali in una prima ascensio-
          ne d’allenamento in montagna.

               Ci siamo fermati sotto una roccia a picco, altissima nel cielo, in un letto di piccoli
             fiori rosa. Abbiamo cantato, riso, parlato alle nevi, alle rocce, alle nubi, al sole, al cielo .
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             Un altro descrive una sua ispezione notturna alle vedette:

               L’altra sera saranno state le undici quando uscii al mio giro. Ho vissuto una di
             quelle ore che si chiamano uniche. Cielo purissimo. Silenzio. Boschi d’abete spruz-
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