Page 154 - Momenti della vita di guerra - Dai diari e dalle lettere dei caduti
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I giovinetti 105
abbiamo mangiato il rancio, bevuto a sazietà, e io mi sono per fino lavato un po’ il
viso e le mani. Che cuccagna!
Sono sporco come un… lascio a te completare l’immagine .
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In questa gloriosa miseria del combattente si presenta soddisfatto, scrivendo alla
cugina:
Mi rammento qualche volta che un tempo mi lavavo, e allora mi guardo con me-
lanconia le mani nere e gli abiti ridotti a brandelli: eppure ora sento di essere migliore
che non allora .
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E alla madre che gli parla di una sua conferenza, risponde con una lieve punta d’or-
goglio infastidito, come chi vive in più elevata sfera:
(13 dicembre ’17). Tu mi parli di discorsi tuoi, di «Corriere» ecc. Ma non sai che
sono stato quindici giorni senza lavarmi la faccia, che non mi cambio dal 20 novem-
bre, che al fronte (al vero fronte dal quale disto parecchi chilometri, benché per un
artigliere, p. es. questo sia un posto abbastanza avanzato e il fronte arrivi sino a Bas-
sano) non si sa nulla di nulla, e che i bollettini si cominciano a leggere a Valstagna,
ma non da tutti, solo dai comandi. Per leggere un giornale bisogna andare a Bassano.
Mandami dunque, ti prego, le notizie senza presupporre che io le conosca .
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Ma non mancava d’umore nel descrivere la vita del combattente: per esempio il risve-
glio dei bisogni elementari, l’importanza che il cibo assumeva nella dura vita del soldato.
(Nella stessa lettera). Ho la soddisfazione di poterti dire che ieri ho mangiato, ho
veramente mangiato, e dormito, veramente dormito sotto un vero tetto di un vero
fienile. Abbiamo trovato dei pollastri, patate, polenta, insalata, castagne, 10 litri di
vino. Abbiamo cucinato e preparato il tutto e in sei abbiamo fatto un piccolo festino.
Mi occorreva proprio per rimettermi a posto lo stomaco .
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Il giorno di Natale confessava al padre
… con l’astinenza forzata sono diventato più goloso, credo, e l’idea di un buon
pollastrino e di buone paste mi fa venire l’acquolina in bocca .
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Anche lui si prova a descrivere bizzarramente i rombi e il frastuono di guerra.
(19 dicembre ’17, alla madre). Con un po’ di pratica si conosce dal sibilo la di-
rezione e il calibro d’un proiettile. Questo che fischia come un uccello – sssi sssi – è
un proiettile da montagna; oh, ma scoppia lontano; quest’altro – vvuvvuf – è un
305; corto a destra: booum ecco che scoppia. Ed ecco il 75 elegante e preciso, questo
mi scoppia sopra la testa: ssen, pan! Mi ricopre tutto di terra. E le schegge sembrano
mosconi che passino rapidi.
Ma mi ha (già te l’ho scritto) ammaccato l’elmetto. Non credo si possa dare l’im-
pressione, sia pure approssimativa che desta un bombardamento. Sembra d’essere al
centro d’un fuoco d’artificio.
Ho molta simpatia per l’artiglieria da montagna. È elegantissima.