Page 155 - Momenti della vita di guerra - Dai diari e dalle lettere dei caduti
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106   Momenti della vita di guerra

               E le mitragliatrici? Sembrano comari che si raccontino delle maldicenze: ta-ta-
             tata… bella ragazza, ma… Dio ne scampi e liberi!
               E poi ci sono le pistole; ti-ti-ti-ti; quelle paiono collegiali che giocano ed urlano
             come uccellini spauriti. Uh l’ha presa; ma no… veh che scappa! Brava Rosa! corri!
             ti ti… ti…
               Ed è la morte che passa! Ah, «la mort est une gaie maitresse!»
               E quando si senton cadere le schegge intorno a sé si hanno dei momenti di dub-
             bio. Mi prenderà? sì… no… sì… Chi sa .
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             Quando lo fanno caporale per merito di guerra, scherza sull’alto onore:
               … mi hanno voluto proporre per la nomina a caporale. Ma non mi lascerò ub-
             briacare dalla gloria, sai, e penserò sempre, sia pure nella porpora di caporale, all’u-
             mile casetta dove nacqui .
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             Ma questo ragazzo così pieno d’impeto e d’istinti è poi sorpreso da momenti riflessi-
          vi e pacati, che hanno una profondità strana: come quelle parole profetiche che secondo
          gli antichi uscivan dalla bocca di chi era prossimo alla morte; e che, più semplicemente,
          eran lo sforzo dell’uomo, che maturava precocemente, a dominare con l’intelletto la
          realtà tutta, sino alla realtà della morte. Tutto il suo fervore bellicoso si ricapitola in un
          convincimento saldo e duro, comune a quanti concorsero a restaurare le sorti d’Italia:
          l’assoluta impossibilità di vivere in una pax Germanica.

               (25 dicembre, al padre). Più sto al fronte e più penso che si deve vincere. A qua-
             lunque costo. E ora più che mai. Vae victis. Guai a coloro che dovessero sot-tostare a
             una Germania vincitrice .
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             La madre in una lettera doveva avergli espresso giudizi poco confortanti sulla borghesia
          italiana. Il ragazzo, già provato dalle battaglie, ristà un momento pensoso, allarga lo sguardo
          su tutto il vasto orizzonte della guerra sanguinosa e respinge il non benevolo apprezzamento,
          con un senso di giustizia e d’equanimità che sorprende in un diciassettenne impulsivo.
               (17 dicembre ’17). Quanto mi hai detto in una tua lettera sulla borghesia italiana,
             non è, mi pare, né giusto né equo. Quanto c’è di buono in Italia non è borghesia, e
             vero, ma esce dalla borghesia. E tutti gli ufficiali di complemento, che sono decine e
             centinaia di migliaia, sono borghesia. E quanto sangue hanno versato per la patria! E
             che opera meravigliosa e feconda compiono! .
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             In un momento di requie gli capitano fra mano Le mie prigioni del Pellico. Il volon-
          tario alpino del 1917 si sofferma a meditare su quello scritto del nostro primo Risorgi-
          mento, e sente un distacco: si sente orientato verso più virili atteggiamenti che non la
          fede cattolica del mitissimo martire dello Spielberg.

               (29 dicembre ’17, alla madre). … Ho trovato da un soldato Le mie prigioni e mi
             son messo a rileggerle. Mi hanno prodotto una curiosa impressione. Certo che colui
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