Page 24 - Momenti della vita di guerra - Dai diari e dalle lettere dei caduti
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Introduzione XXIII
In primo piano era stato posto, anche con l’utilizzo di nuove metodologie d’indagi-
ne e con lo studio di fonti fino a quel momento trascurate come la scrittura popolare, il
tema del profondo distacco dalle ragioni del conflitto della maggioranza dei combatten-
ti, dei fanti contadini in particolare, degli umili insomma, per usare l’espressione stessa
dell’Omodeo. Attraverso libri come Plotone di esecuzione. I processi della Prima Guerra
Mondiale di Enzo Forcella e Alberto Monticone, la realizzazione di film quali Uomini
contro di Francesco Rosi, tratto con molta libertà dai ricordi di Emilio Lussu Un anno
sull’Altipiano, la lettura critica dell’evento bellico avviò nell’opinione pubblica la di-
scussione, carica di un eccesso di antiretorica, sulle responsabilità della classe dirigente
e dei vertici militari, sull’opposizione delle classi subalterne, sulla militarizzazione della
società civile, non lasciando spazio alcuno ai valori ideali che avevano mosso migliaia di
volontari e molti dei giovani chiamati alle armi provenienti dalla piccola e media bor-
ghesia. Il racconto della guerra insomma fu semplificato in una sorta di lotta di classe
sui campi di battaglia.
La nuova edizione di Momenti uscì, come ricordato, con una bella e documentata in-
troduzione di Alessandro Galante Garrone, il nipote dei due Dioscuri celebrati nel libro,
legato a Omodeo da un profondo rapporto di stima e amicizia. In una temperie culturale
davvero così sfavorevole per una serena lettura dell’opera, l’intellettuale piemontese ne
forzò in un certo senso l’idea ispiratrice proponendone una lettura allineata all’interpreta-
zione storiografica della Grande Guerra ormai maggioritaria, rilevandone una forte vena
antimilitarista e pacifista davvero difficile da rintracciare. L’impegno del curatore non val-
se però al lavoro dello storico siciliano un’accoglienza positiva da parte della maggioranza
degli studiosi e degli organi di stampa. Raffaele Colapietra con La grande guerra non dice
più nulla, pubblicato su «Critica sociale», Leo Valiani su «L’Espresso», Alessandro Passarin
d’Entrèves nella «Gazzetta del popolo» e Paolo Spriano con un articolo su «Rinascita»,
espressero valutazioni negative sul saggio dell’Omodeo con diverse motivazioni, ma il giu-
dizio più tagliente fu di Mario Isnenghi nel dicembre 1968 con la lunga recensione Una
visione unilaterale sulla rivista «Mondo Nuovo». Il maggiore studioso italiano della Prima
Guerra Mondiale scriveva a proposito di Momenti della vita di guerra: «Era un libro vec-
chio e sconfessato dalla realtà già allora. Di una riedizione oggi, nel ’68 – proprio mentre
è in corso una revisione critica dei valori e delle modalità storiche della grande guerra, che
in certi casi assume l’aspetto di un vero e proprio ribaltamento di punti di vista e di giudizi
– non si capisce il senso e l’opportunità: e questo benché il curatore, cosciente del proble-
ma, cerchi in tutti i modi di convincere il lettore del contrario». A Omodeo insomma fu
mossa, da molti storici e da giornalisti, la critica, talvolta anche in termini molto accesi, di
aver dato voce solo ai caduti esponenti della borghesia colta e istruita, agli «interventisti/
intervenuti» e di non aver documentato invece il profondo dissenso dei ceti popolari. In
conclusione gli si rimproverava un’angusta visione di classe della guerra imperialista.