Page 27 - Momenti della vita di guerra - Dai diari e dalle lettere dei caduti
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XXVI  Momenti della vita di guerra

          nel suscitare nel giovane allievo un vivo interesse per la letteratura, per l’arte, per la storia re-
          ligiosa e in particolare per il cristianesimo delle origini. Temi che costituiranno, unitamente
          alla storia del Risorgimento, cui si è già avvicinato ascoltando i racconti dello zio materno
          garibaldino Francesco Calandra, il principale campo d’indagine dell’attività scientifica dello
          storico palermitano .
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          1907
          Muore Giosuè Carducci per il quale Adolfo, come molti giovani della sua generazione,
          mostra una grande ammirazione. È il poeta che ha tenuto vivo lo spirito del Risorgimento,
          il Maestro che ha insegnato la religione della patria per «un’Italia grande innanzi tutto spi-
          ritualmente». Alle sue parole Omodeo si richiamerà frequentemente nel suo libro Momenti
          della vita di guerra.

          1908
          Dopo aver conseguito brillantemente la maturità classica, decide di presentare la domanda
          di ammissione alla Scuola Normale di Pisa. Oltre all’indiscusso prestigio di cui gode la
          Normale, l’ispirazione gli viene con ogni probabilità dalla lettura di un articolo di Giovanni
          Gentile sull’istituzione toscana apparso sull’autorevole rivista palermitana di problemi edu-
          cativi «Nuovi Doveri» diretta da Giuseppe Lombardo Radice e alla quale collaborano, tra
          gli altri, Luigi Einaudi e Gaetano Salvemini. Omodeo si classifica nella prova di ammissione
          alla Scuola Normale quarto e può accedervi solo dopo la rinuncia di due dei vincitori. A
          dicembre entra così al primo anno di Lettere come convittore a posto gratuito concessogli
          per le modeste condizioni economiche della famiglia. Diviene assiduo lettore de «La Voce»,
          la rivista fondata da Giuseppe Prezzolini su cui scrivono esponenti di spicco della più severa
          critica al sistema giolittiano.

          1909
          A Pisa si trova tuttavia a disagio nell’ambiente della Normale, profondamente deluso dall’in-
          segnamento che vi è impartito, giudicato estraneo e chiuso alle novità che animano in quel
          periodo i circoli e le riviste culturali. Dopo aver sostenuto gli esami del primo anno, da
          Palermo dove è tornato per le vacanze estive, decide di porre fine all’esperienza pisana. Il suo
          gesto, certamente insolito, suscita sorpresa e scalpore tra i normalisti, tanto che tempo dopo
          ancora se ne parla come di un evento straordinario compiuto da una personalità eccentrica.
          «Quando nel 1910 – scriveva Luigi Russo – entrando alla Scuola Normale di Pisa, avevo
          sentito parlare dai colleghi maggiori, e tutti “prudentini” e “perbenino” di uno “sgraziato”
          normalista che qualche anno avanti, sbattendo la porta, aveva piantato il bel Palazzo della
          Carovana, per tornarsene a Palermo; dove sentiva che, per opera di due giovani maestri, il
          Donadoni e il Gentile, si cominciava a respirare arie nuove di scienza» .
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          1910
          Omodeo s’iscrive alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Palermo e prende a se-
          guire le lezioni di Giovanni Gentile insieme con un gruppo di studenti tra cui Vito Fazio Al-
          lmayer, Ferdinando Albeggiani, Giuseppe Carlotti ed Eva Zona , la futura moglie, figlia dell’a-
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          stronomo veneto Temistocle Zona che aveva insegnato geografia fisica nella locale università.
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             L’incontro con il filosofo di Castelvetrano è fondamentale per la sua formazione cultu-
          rale. Gentile inserisce il giovane allievo nel cenacolo della Biblioteca filosofica di Palermo,
          di cui è direttore, un circolo in cui le tematiche della cultura e della filosofia contempo-
          ranea vengono discusse dalla migliore intellettualità cittadina e che vanta tra gli aderenti
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