Page 26 - Momenti della vita di guerra - Dai diari e dalle lettere dei caduti
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Cronologia essenziale















            1889-1905
            Poco si conosce dell’infanzia di Adolfo Omodeo e delle vicende della sua famiglia tra gli
            ultimi anni dell’Ottocento e del primo Novecento: le scarse notizie che abbiamo si ricavano
            da brevi cenni nella corrispondenza con la futura moglie Eva Zona  e dai ricordi della sorella
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            Dina pubblicati solo nel 1981, davvero a molti anni di distanza dagli eventi raccontati. 2
               La famiglia, per dirla con le sue parole, è «figlia di due terre». Il padre Pietro, nato nel
            1855 a Gravellona, nel comune di Vigevano, è un ingegnere ferroviario che lavora alla
            progettazione delle strade ferrate della Sicilia. La madre Giuseppina Marchica di un anno
            più grande del marito, nativa di Palma di Montichiaro, un centro agricolo a una trentina di
            chilometri da Girgenti (ora Agrigento) e feudo del casato dei Tomasi, appartiene alla piccola
            borghesia locale. Pietro Omodeo conosce la futura moglie con ogni probabilità intorno
            al 1884 in occasione della costruzione della linea ferroviaria che deve unire le miniere di
            zolfo dell’entroterra della Sicilia a Palermo e a Porto Empedocle. Al momento delle nozze
            Giuseppina ha già una figlia, Adele, nata da un precedente matrimonio. Terminati i lavori,
            l’ingegnere si trasferisce con la moglie e la piccola Adele nel capoluogo siciliano nel popolare
            quartiere di Ballarò dove nascono Dina nel 1886 e Adolfo il 18 agosto 1889. Nel 1891 la

            famiglia si sposta a Catania, allietata l’anno dopo dalla nascita di Giovanni. Dalla città etnea
            inizia una lunga peregrinazione per l’Italia, sempre per motivi di lavoro di Pietro ora inge-
            gnere topografico al Catasto, che porta gli Omodeo prima a Vicenza in seguito a Padova,
            quindi nel 1896 in Sardegna dove la famiglia si ferma per sette anni. Dall’ultima tappa in
            Puglia fa ritorno poi finalmente a Palermo nel 1906. Questi continui spostamenti da Nord a
            Sud, da città a città, documentati in modo sommario e aneddotico nel libro di ricordi della
            sorella Dina, non influiscono sulla formazione e sul profitto scolastico del giovane Adolfo,
            sempre eccellente in tutte le scuole frequentate.

            1906
            La città di Palermo che il diciassettenne Adolfo conosce in sostanza per la prima volta, sta
            vivendo un periodo di grande vitalità e di espansione economica tanto da poter competere
            non solo con Torino, Firenze e Milano, ma anche con le capitali europee. Luigi Capuana
            afferma, sia pur con una punta di esagerazione dettata dall’orgoglio isolano, che «un paler-
            mitano dell’alta classe e della borghesia differiva, esteriormente e interiormente, così poco
            da un parigino delle stesse classi che coglierne la vera caratteristica presentava una difficoltà
            quasi insuperabile a prima vista.»  Questa dimensione internazionale della vita cittadina si
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            riflette anche nelle strutture educative e culturali. È in un ambiente così vivace e stimolante
            che il giovane Adolfo comincia la sua formazione intellettuale. Nell’aprile del 1906 s’iscrive
            al liceo classico Giuseppe Garibaldi, dove incontra come docente d’italiano il trentaseienne
            Eugenio Donadoni destinato ad avere un ruolo importante nella sua maturazione culturale,
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