Page 29 - Momenti della vita di guerra - Dai diari e dalle lettere dei caduti
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XXVIII  Momenti della vita di guerra

          coinvolta: «Mi preoccupa non poco la crisi europea, in cui secondo ogni probabilità dovrà
          impegnarsi l’Italia. Ma se si spiegherà nuovamente la bandiera del Risorgimento, ci sarò
          anch’io: costi che costi».  Prosegue la sua collaborazione con «La Voce»; l’editore Principato
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          dà alle stampe il volume Prolegomeni alla storia dell’età apostolica I. Gli Atti degli Apostoli
          (edizione ridotta di quella successiva del 1921)

          1915
          Nel luglio è richiamato alle armi e parte con il grado di sottotenente della Milizia Territo-
          riale del 4º Reggimento Artiglieria da fortezza. Fino al marzo dell’anno successivo presta
          servizio nei forti di Campo Inglese, Montecampone e Menaia, costruiti tra la fine dell’Ot-
          tocento e l’inizio del Novecento sui monti che sovrastano lo Stretto di Messina, impiegato
          come sottotenente della 98ª compagnia di artiglieria in lezioni di addestramento. A settem-
          bre nasce la prima figlia cui è dato, forse come auspicio, il nome Vittoria. Omodeo vive
          questo primo periodo di lontananza dalla famiglia e di estraneazione dalla sua attività di
          studioso con serenità e anche con una nuova attenzione alle situazioni che la vita da militare
          gli presenta. Al momento della partenza riceve dal suo maestro Giovanni Gentile parole che
          rafforzano le sue convinzioni interventiste: «Mi arruolerei anch’io, se potessi […] Ho fiducia
          nella vittoria e nel conseguente risorgimento delle energie nazionali; ma ho fede sopra tutto
          nelle grandi forze morali che si svilupperanno purificate da questo gran lavacro di sangue,
          per tutta l’umanità. È un gran redde rationem che sta facendo la civiltà universale; e ne deve
          uscire, immancabilmente, di gran bene. Come intanto si può essere lieti dello spettacolo
          abbastanza nobile e degno che dà l’Italia in questa prima prova che fa di sé nel mondo».
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          1916
          L’8 marzo è trasferito a Mestre con la 154ª batteria d’assedio e qui rimane sino al 20 giugno
          quando è inviato in Zona di guerra, in Vallarsa, proprio a ridosso della prima linea, dove si
          combatte attorno al forte austriaco di Pozzacchio che protegge Rovereto dagli assalti italiani.
          La fortificazione è stata occupata da reparti italiani nel giugno del 1915 e poi abbandonata
          per l’offensiva austro-ungarica del maggio. È già trascorso un anno da quando milita nell’E-
          sercito: fiero del ruolo assunto e, orgoglioso delle sue artiglierie, [obici da 280/16] descrive
          con soddisfazione in una lettera alla moglie Eva la curiosità che suscitano: «Tutti i passanti
          (militari di tutte le armi) si fermano a guardare a bocca aperta i due bestioni; si fermano
          a veder partire un colpo tappandosi bene le orecchie, e se ne vanno commentando».  Lo
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          addolora tuttavia l’impossibilità di continuare nei suoi studi. Nel luglio è spostato con la
          154ª batteria sull’Isonzo, sotto Gorizia, dove si susseguono gli attacchi dell’esercito italiano
          che portano il 9 agosto 1916 alla conquista della città. In ottobre nasce Ida, la seconda figlia.

          1917
          Nel mese di maggio, ora con il grado di tenente, è inviato nelle batterie antiaeree a Be-
          gliano, frazione di San Cassian d’Isonzo, cinque chilometri circa a ovest di Monfalcone
          e successivamente a Carlino in prossimità della laguna di Marano, zona malarica, dove
          contrae la malattia che lo affliggerà a lungo. Poi nuovamente a Begliano al comando della
          208ª batteria. La destinazione non lo soddisfa: è nelle retrovie e soffre la condizione di
          «semi-imboscato in una dolina carsica». Ai primi giorni di ottobre si diffonde al fronte il
          contenuto della lettera inviata dal pontefice Benedetto XV ai capi delle nazioni in guerra
          perché si fermi «l’inutile strage». Durissimo il commento di Omodeo in una lettera alla
          moglie: «M’ha dato un senso di malessere. Mi pare che giochi con qualcosa d’estrema-
          mente sensibile, il vecchio, e che appunto mettendo a dura prova la nostra non forte
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