Page 68 - Momenti della vita di guerra - Dai diari e dalle lettere dei caduti
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Il cimento della vita 19
Così dal campo della quieta vita della famiglia e dello studio sei gloriosamente passa-
to nel campo degli eroi e noi tutti siamo ben lieti che tu potrai un giorno raccontare
le tue impressioni .
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Un altro giovane rievoca alla madre vedova l’immagine del padre nella divisa di
bersagliere di Porta Pia:
(15 maggio ’17). Contemporaneamente alla presente ti spedisco la medaglia di
bronzo che ottenni pel combattimento del 12 marzo scorso. Come vedi, sto diven-
tando un eroe, perché in poco tempo ho avuto un encomio solenne ed una medaglia
al valore… Tu, mamma mia, non ti devi preoccupare di me, perché in quattro anni
di guerra – tra Libia e qui – sono diventato impassibile a tutti i pericoli, e mi sem-
bra d’essere diventato invulnerabile come il grande Achille… Sovente mi appare in
visione mio padre, nella sua divisa di bersagliere alla presa di Porta Pia, e mi sento
orgoglioso di poterlo emulare .
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Parve che la morte udisse la sfida temeraria: sette giorni dopo l’audace cadeva! Que-
sta educazione nei ricordi e negli ultimi echi del Risorgimento spiega un altro aspetto,
che esamineremo in seguito, di questi documenti: lo sforzo continuo a suggellare una
guerra di spiriti radicalmente diversi, dei motivi della gentilezza umanitaria dell’età di
Mazzini e di Garibaldi: a volerla concepire come l’ultima guerra d’indipendenza. O me-
glio, si voleva, in sostanza, che lo spirito della nazione garibaldina rintuzzasse l’orgoglio
della Germania di Guglielmo II.
Talora ci si imbatte in militari di carriera, che considerano la guerra come un vecchio
impegno che scade. Il maggiore Leone Bucci fa gli addii ai suoi come un uomo conscio
del suo destino; è una situazione su cui ha meditato, un evento che non deve dare la
trepidazione dell’imprevisto a un saldo cuore di soldato:
(Modena, 20 maggio ’15). A tempo e luogo il dovere mi chiamerà in prima linea
ed io sarò fiero ed orgoglioso d’immolarmi sul sacro altare della Patria. Avrei inten-
zione di far domanda di rientrare subito al Reggimento, ma, fedele al principio di
seguire la mia sorte, aspetterò il mio turno. State allegri e contenti e non pensate a
me. Fate proprio conto che io non ci sia e, qualunque cosa dovesse succedere, sappia-
tevi rassegnare alla volontà di Dio, come si rassegna ogni buon italiano in questi sacri
momenti in cui la Patria chiama a raccolta i suoi figli per la causa nazionale… Non
v’impressionino le mie parole, io sono calmo e sereno fidente nella sorte qualunque
essa sia .
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Sugli stessi presupposti d’etica militare il diciannovenne Severino Giannelli, al-
lievo dell’Accademia militare di Torino, impianta una rigorosa dimostrazione ai suoi
genitori della necessità che lo costringerà a chiedere, appena nominato sottotenen-
te, di partire per la fronte. Nella serrata argomentazione egli è inconsciamente cru-
dele verso quei poveri genitori. La volontà del giovinetto non è disposta a piegare.