Page 73 - Repertorio degli Ufficiali dei Carabinieri Reali 1814-1871
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            fanteria fosse legato ad un suo desiderio o alla valutazione dei superiori circa le po-
            tenzialità nell’assolvere i complessi compiti degli ufficiali dei Carabinieri. Infine,
            Rebaudengo, nato a Torino nel 1832, si arruolò nel 1847, quindicenne, arrivando
            sino alla nomina a sottotenente nel 1857, venticinquenne. Promosso luogotenente
            due anni dopo, transitò poi nei Carabinieri e fu nominato capitano nel 1861, all’e-
            tà di 29 anni e, nello stesso anno si sposò; dalla promozione a capitano effettuò
            quattro trasferimenti in distinte legioni. I percorsi di carriera sono evidenti sia per
            i provenienti dai sottufficiali, sia per chi proveniva dalle altre armi. La necessità
            di avere personale con pregresse esperienze e in linea con il nuovo corso politico
            spinse a scegliere anche nuove soluzioni come, ad esempio, la promulgazione della
            legge 19 maggio 1861, relativa “alla riammessione in servizio nell’Arma […], col
            cumulo della pensione di ritiro e della paga di attività”. In tal modo, fu consentito
            a tutti i sottufficiali e militari di truppa che avevano già prestato servizio nel “Cor-
            po dei Carabinieri Reali delle antiche Provincie” di essere riammessi in servizio
            per una ferma minima di due anni; bastava che fossero in possesso dell’idoneità
            richiesta. In tal modo, derogando alla legislazione in vigore, sarebbe stato possibile
            percepire lo stipendio oltre al cumulo della pensione già maturata. Tuttavia, è ne-
            cessario sottolineare che si sarebbe perso il diritto di cumulo nell’unico caso in cui
            si fosse stati “promossi al grado di Ufficiale”. Tali disposizioni furono estese anche
            ai militari provenienti dalle forze dell’ordine a statuto militare delle altre provincie.
            Quanto detto sinora sui sottufficiali consente di testimoniare che “solo i carabinieri
            continuarono a curare una certa mobilità interna, che era stata una delle più interes-
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            santi caratteristiche dei quadri del vecchio esercito piemontese” .
            a.   l’allarGamento della base doPo la terza Guerra d’indiPendenza e
               la cessione del veneto
               Con gli esiti della Terza Guerra d’Indipendenza, il Regno d’Italia acquisì anche
            il Veneto e, di conseguenza anche i sudditi dell’Impero Austro-ungarico di quella
            regione divennero, finalmente, cittadini italiani. Per questo motivo e sulla linea
            delle esperienze più recenti, l’Arma dei Carabinieri assorbì nei suoi ranghi anche
            alcuni ufficiali veneti della Gendarmeria asburgica. In particolare cinque ufficiali
            erano provenienti da quel Corpo: il sottotenente Paolo Minossi, il luogotenente
            Tito Spotti, il capitano Luigi Carlo Spreafico e il luogotenente Vendemiale Andrea
            Altichieri, per il quale il ruolo registra la promozione a capitano. Tutti avevano
            seguito il percorso di carriera proprio dei Corpi armati preunitari incaricati della
            pubblica sicurezza, accedendovi dopo un primo periodo di servizio nell’esercito



            148   giorgio rochat – giUlio MaSSoBrio, Breve Storia dell’Esercito Italiano dal 1861 al
            1943, Torino, Einaudi, 1978, p. 99. Sull’importanza di reclutare ufficiali, tra i sottufficiali
            che garantissero la fedeltà istituzionale necessaria, seppur provenienti dagli Stati preunita-
            ri, anche MaSSiMo Mazzetti, Dagli eserciti pre-unitari all’esercito italiano, in “Rassegna
            storica del Risorgimento”, LIX (1972), pp. 563-592.
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