Page 139 - Scenari Sahariani - Libia 1919-1943. La via italiana alla guerra nel deserto
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Controguerriglia e Controllo del territorio
compagnia è un capitano dell’aeronautica, mentre i comandanti di plotone sono
ufficiali dell’esercito. Ciò non è esente da inconvenienti di ordine operativo e di
ordine morale.
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Quali fossero questi inconvenienti non veniva specificato, ma non è
difficile immaginare che si volesse far riferimento alla preparazione di base dei
comandanti di compagnia e alla loro scarsa conoscenza dei diversi aspetti del
combattimento terrestre, in quanto ufficiali piloti, e al disagio che sarebbe potuto
derivare dall’instaurarsi di un rapporto di dipendenza gerarchica tra elementi di
estrazione tanto diversa. Da tutto questa emergeva l’assenza di una reale cultura
interforze e la scarsa disponibilità a realizzare forme di autentica integrazione,
ma la questione non ebbe ulteriori sviluppi. A impedirlo fu forse il fatto che
l’ispiratore dei reparti auto-avio-sahariani, come sono a volte ricordati, era una
delle personalità più in vista del regime, o forse prevalse la considerazione che
l’esperimento interessava una componente peculiare dello strumento militare,
non compresa nella sfera di competenza del Ministero della Guerra e relegata
all’ambito coloniale. In ogni caso l’iniziativa di Balbo non fu davvero ostacolata
e tutto proseguì secondo i programmi. Quando il 1° maggio 1937 il maggiore
pilota Michele Leo assunse il comando del battaglione, anche l’ultimo e più
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significativo passo venne finalmente compiuto.
Nel frattempo, nell’agosto 1936, la riorganizzazione dei reparti sahariani
era stata annunciata, sia sulla Rivista Aeronautica che sulla Rivista Militare, da un
articolo che, nell’illustrare le motivazioni del provvedimento sottolineandone il
carattere innovativo, affermava la necessità ormai inderogabile di una cultura
della cooperazione, cultura a cui dovevano essere educati i giovani ufficiali.
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A dare maggior peso a queste argomentazioni, e a ribadire in modo implicito
quanto l’iniziativa fosse strumentale non solo al controllo dei territori sahariani
ma anche al problema della cooperazione tra le forze armate, contribuiva il fatto
che l’autore fosse il generale di corpo d’armata Pietro Pintor, uno tra i più stretti
collaboratori di Balbo.
Pintor aveva preso spunto dalla peculiarità delle condizioni proposte dai
territori desertici per ricordare come in passato si fosse cercato di adeguare
lo strumento all’ambiente con la costituzione di unità cammellate, nell’intento
di sfruttare per compiti di polizia coloniale «l’adattabilità del dromedario alla
vita desertica e più ancora le attitudini di genti dedite per ataviche leggi e per
149 Comando del Corpo di Stato Maggiore, Ufficio Colonie, Promemoria. Unità Sahariane, 15
dicembre 1936, AUSSME, Diari Storici 2 Guerra Mondiale, Rep. N1-11.
a
150 Comando 1° Battaglione Sahariano, Memorie Storiche per l’Anno 1937/XV-XVI, AUSSMA,
Memorie Storiche.
151 P. PINTOR, La compagnia sahariana della Libia, in «Rivista Aeronautica», agosto 1936, p. 137-
140.
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