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Scenari Sahariani – Libia 1919-1943 “La via itaLiana aLLa guerra neL deserto”


            AIR CONTROL ED EMPIRE POLICING





               Tra il novembre e il dicembre del 1923, l’azione congiunta delle colonne mobili
            organizzate dal comando della Zona del Gebel (generale di brigata Graziani) e
            dal comando della Zona Orientale (colonnello Mezzetti) portò ad acquisire il
            controllo della regione degli Orfella al termine di una serie di manovre e di
            scontri culminata il 28 dicembre con l’occupazione dell’importante località di
            Beni Ulid. In questo ciclo operativo trovò conferma il valore del contributo
            dell’aviazione, dal 28 marzo non più Arma dell’Esercito ma Regia Aeronautica,
            utilizzata da entrambi i comandanti per mantenere il collegamento tra le colonne,
            integrando le comunicazioni via radio, per individuare le formazioni ribelli e per
            il lancio di manifestini che preannunciavano l’arrivo delle truppe e invitavano
            alla resa. Nell’occasione venne invece limitato all’essenziale l’impiego dei velivoli
            per attaccare gli accampamenti e le formazioni dei ribelli, e questo su esplicita
            indicazione dei comandi, intenzionati a facilitare un rapido ritorno alla normalità
            con un atteggiamento per quanto possibile conciliante verso la popolazione
                     […] per non gettare il terrore nelle popolazioni, tutte le truppe ebbero l’ordine
                  tassativo di non commettere atti di violenza o di rappresaglia se non costrettivi.
                  Così pure all’aviazione fu tassativamente prescritto di non bombardare il territorio
                  di  Orfella  se  non  dietro  richiesta  dei  comandanti  a  mezzo  dell’esposizione
                  dell’apposito segnale «intervenite nel combattimento». 46
               L’eventualità  di  un  concorso  diretto  del  mezzo  aereo  nel  combattimento
            non  era  comunque  in  cima  alla  lista  delle  priorità.  Le  formazioni  diradate
            proprie del modo di combattere dei ribelli limitavano l’efficacia delle azioni di
            bombardamento e mitragliamento, e la distanza ravvicinata a cui si concludeva il
            combattimento faceva nascere la possibilità di pericolosi equivoci. L’intervento
            dei  velivoli  era  invece  molto  utile  durante  la  marcia,  per  guidare  le  colonne
            dirette  su  uno  stesso  obiettivo  ed  evitare  insidie  e  sorprese,  all’inizio  e  nelle
            prime  fasi  dello  scontro,  per  identificare  lo  schieramento  dell’avversario  e
            segnalare le località dove erano ammassate le sue riserve, dopo il combattimento,
            per incalzarne la ritirata e precisarne le direttrici di fuga. Anche nel trasporto
            d’urgenza  di  rifornimenti  essenziali  e  nello  sgombero  dei  feriti  più  gravi  il
            mezzo aereo era ormai considerato un ausilio irrinunciabile, mentre per quanto
            riguardava l’esplorazione lontana si riteneva di doverne fare un uso mirato e
            ragionato, perché il sorvolo insistito di una località o di un accampamento poteva
            compromettere il fattore sorpresa: «L’aeroplano pone in allarme e sgomenta il


            46   Ivi, p. 162.


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