Page 59 - Scenari Sahariani - Libia 1919-1943. La via italiana alla guerra nel deserto
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Controguerriglia e Controllo del territorio

            nemico e può indurlo a fuggire mentre noi dobbiamo sostenere sovente duri
            sforzi per giungere a fissarlo sul terreno e batterlo in modo da distruggerne
            praticamente l’organizzazione». 47
               Il limitare l’attività di ricognizione aerea fu quindi un espediente adottato in
            larga misura in tutti i cicli operativi che si sarebbero succeduti in Tripolitania fino
            al 1928, mentre di contro i velivoli furono spesso utilizzati per preparare l’azione
            delle colonne esercitando un’azione di guerra psicologica che non si limitava
            al lancio di manifestini e poteva assumere carattere fortemente intimidatorio,
            sfruttando lo sgomento e il terrore causati dagli attacchi aerei.
               Nel  febbraio  del  1924,  con  l’occupazione  dell’oasi  di  Gadames,  a  più  di
            cinquecento  chilometri  dalla  costa,  venne  chiuso  il  confine  con  la  Tunisia,
            interrompendo la principale via di alimentazione degli insorti e dando un duro
            colpo alla ribellione. In giugno venne occupata Mizda, nella regione pianeggiante
            della Ghibla, a sud del Gebel, ampliando l’area sotto controllo italiano fino ai
            margini del deserto, e nel mese di novembre fu la volta di Sirte, eliminando
            l’ultimo focolaio di rivolta nel Nord della Tripolitania. Il sistema delle colonne
            mobili appoggiate a un’organizzazione tattico-logistica del territorio e sostenute
            dall’alto dalla Regia Aeronautica si stava rivelando sempre più efficace nonostante
            le dimensioni limitate dello strumento. La componente aerea, per esempio, non
            fu mai superiore a un paio di decine di velivoli, e la consistenza delle colonne non
            superava di solito i 2000 uomini, ma quello che era cambiato era l’atteggiamento
            mentale, con un processo favorito da una crescente competenza ambientale:
            come ha scritto Saini Fasanotti, «un nuovo modello di strategia coloniale era
            nato». 48
               L’utilizzo  dei  velivoli  per  tenere  sotto  pressione  le  tribù  ribelli,  non  solo
            fornendo  ai  comandi  informazioni  in  tempo  reale  sulla  situazione  ma  anche
            impiegando la loro potenza di fuoco contro bersagli di ogni tipo, senza troppi
            scrupoli di natura umanitaria, era comune nelle campagne coloniali di quegli
            anni. Il mezzo aereo forniva la soluzione più rapida e immediata per colpire sia i
            “denti” che la “coda” degli insorti, il che significa che potevano essere attaccati
            non soltanto i gruppi di armati, ma anche il loro “treno logistico” costituito da
            pastori e contadini, spesso anziani, donne e ragazzi, come pure i campi coltivati,
            le greggi di pecore, le mandrie di cammelli, con l’obiettivo di privare i ribelli di
            qualunque forma di supporto e sconvolgerne il sistema di vita. In una conferenza
            tenuta nell’estate del 1922, con riferimento all’esperienza maturata in Tripolitania
            in quello stesso anno, il maggiore Luigi Biagini sottolineava l’efficacia di queste



            47   O. MEZZETTI, Guerra in Libia op. cit., p. 46-47.
            48   F. SAINI FASANOTTI, Libia 1922-1931 op. cit., p. 216.


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