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Scenari Sahariani – Libia 1919-1943 “La via itaLiana aLLa guerra neL deserto”


            RAF Sir John Salmond, alcune raccomandazioni sulla condotta delle operazioni
            che riflettevano la volontà di contenere per quanto possibile l’entità della forza
            utilizzata.  In molti casi, se la cattura o l’eliminazione di uno o più individui
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            era senz’altro da perseguire per i suoi effetti, il portarla a termine colpendo in
            modo indiscriminato anche i non combattenti sarebbe stato controproducente,
            e questa eventualità poteva senz’altro verificarsi: «Le forze aeree non sono in
            grado di distinguere e identificare con precisione le persone che devono essere
            l’obiettivo dei loro attacchi o di eseguire un arresto. Non possono distinguere il
            sesso o l’età». Salmond doveva quindi valutare caso per caso se lo scopo potesse
            essere raggiunto con l’impiego di forze di terra, con o senza supporto aereo, e
            se un’azione di bombardamento fosse comunque necessaria, lasciando all’Alto
            Commissario la decisione sull’opportunità di procedere o meno.

               La scelta dei mezzi da utilizzare veniva quindi portata a livello politico, e
            nel ribadire in modo implicito che non sempre le soluzioni più valide a livello
            tattico  e  operativo  erano  anche  le  più  idonee  a  livello  strategico  e  politico,
            questa decisione anticipava uno dei fattori che nel tempo hanno sempre più
            condizionato la condotta delle campagne di controinsurrezione nelle quali, più
            che in ogni altra tipologia di operazioni, l’uso della forza deve rispondere non
            solo a criteri di efficacia ed efficienza, ma anche a valutazioni di natura politica,
            morale e legale. Per quanto riguarda le procedure, il governo impose poi di far
            precedere l’eventuale bombardamento dal lancio di manifestini. I villaggi ribelli
            dovevano quindi essere avvertiti che sarebbero stati bombardati se non avessero
            modificato il loro atteggiamento, ma nella sostanza le cose non cambiarono e la
            disponibilità a concessioni di tipo umanitario sarebbe stata sempre condizionata
            dall’esigenza primaria di mantenere l’ordine nell’impero.
                 Il  futuro  Air  Marshall  Geoffrey  Tuttle,  che  tra  il  1932  e  il  1937  prestò
            servizio come Flight Lieutenant con il No. 5 (Army Cooperation) Squadron
            di  stanza  a  Rawalpindi,  non  lascia  dubbi  al  riguardo  nel  raccontare  la  sua
            esperienza  di  Air  Control  sulla  North-West  Frontier,  la  turbolenta  fascia  di
            confine tra l’Afghanistan e l’allora India britannica, un’esperienza che gli valse la
            Distinguished Flying Cross.  Tutto iniziava con un ultimatum contenente l’invito
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            a desistere da qualunque attività ostile e l’avvertimento che, scaduti i termini,
            ogni assembramento di più di dieci persone sarebbe stato bombardato. Nello
            scrivere ad anni di distanza, Tuttle aggiungeva che vista in retrospettiva la cosa
            poteva lasciare quanto meno sconcertati, ma all’epoca non era così, anche per il
            prodursi di un distacco emotivo tra l’aviatore e le sue potenziali vittime:



            60   H. KEMSLEY, Combat Air Power in Irregular Warfare, in «Air Power Review», Volume 10, N.2,
               2007.
            61   R. CROSS, The bombers, New York, Macmillan Publishing Co., 1987, p. 70.


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