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Scenari Sahariani – Libia 1919-1943 “La via itaLiana aLLa guerra neL deserto”
Francaise e, prendendo a riferimento questa fonte, le operazioni aeree vennero
attentamente analizzate sulle pagine della Rivista Aeronautica nel 1929, mettendo
in evidenza la necessità di uno stretto collegamento fra la componente aerea e
quella terrestre, non solo al livello dei comandi ma anche a livello tattico, sul
campo di battaglia, tra le truppe in azione e i velivoli chiamati a dar loro supporto.
In un contesto molto diverso anche gli Stati Uniti fecero ricorso al potere
aereo in compiti di counterinsurgency nel periodo tra le due guerre. In quegli anni
la forza d’intervento utilizzata da Washington per tenere sotto controllo l’area
dell’America Centrale era il Corpo dei Marines, e furono quindi reparti aerei
del Corpo a essere rischierati prima ad Haiti e nella Repubblica Dominicana,
nel 1919, e poi in Nicaragua, a partire dal 1927. In entrambi questi scenari gli
aviatori del U.S. Marine Corps misero a punto tecniche di aerocooperazione
finalizzate a garantire la massima aderenza di fuoco ai reparti a terra, tecniche che
includevano il bombardamento in picchiata e che avrebbero creato le premesse
per fare del Corpo uno strumento integrato con una propria componente aerea.
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Se sull’isola di Haiti gli interventi a fuoco furono caratterizzati da una scarsa
attenzione per il problema dei “danni collaterali”, così non fu in Nicaragua, dove
i marines si presentavano non come l’espressione di una potenza occupante,
ma come una forza operante a sostegno della legalità rappresentata dal governo
del presidente Adolfo Diaz. Nonostante il corpo di spedizione si trovasse ben
presto ingaggiato in una lotta aperta con i guerriglieri di Augusto Sandino, i
suoi aviatori non ebbero mai la libertà di manovra dei loro colleghi europei, e
considerazioni di natura politica impedirono che utilizzassero le stesse tecniche.
Sia pure con qualche perplessità sulla correttezza di un tal modo di operare, gli
aviatori dei marines cercarono per quanto possibile di identificare con chiarezza
i guerriglieri e distinguere combattenti da non combattenti, ricorrendo poi al
bombardamento in picchiata per dare ai loro attacchi la massima precisione
possibile. L’uso del potere aereo basato su un’accurata attività di intelligence e
sul tentativo di localizzare con certezza l’obiettivo, non impedì che vi fossero
anche vittime innocenti e danni non strettamente necessari, ma in un contesto
assimilabile non tanto a una campagna di empire policing quanto a un’operazione
di stabilizzazione a favore di un governo riconosciuto, questo modo di operare
rispecchiava un’impostazione che vedeva la dimensione politica del problema
prevalere su quella militare. La pubblicazione Small Wars Manual, edita nel 1935
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dallo U.S. Marine Corps, lo avrebbe affermato a chiare lettere, sottolineando,
in anticipo sui tempi, che nelle piccole guerre il filo conduttore non doveva
68 Ivi, p. 28-29.
69 W. R. JOHNSON, Airpower and Restraints in Small Wars. Marine Corps Aviation in the Second
Nicaraguan Campaign 1927-1933, in «Aerospace Power Journal», Fall 2001.
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