Page 75 - Scenari Sahariani - Libia 1919-1943. La via italiana alla guerra nel deserto
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Controguerriglia e Controllo del territorio

            e specie all’indomani di un combattimento, è portata a facilmente commettere
            nei paesi da poco occupati e sottomessi». Il richiamo al virgiliano debellare superbos,
            parcere subiectis non può sfuggire, ed era probabilmente ben presente anche ai
            protagonisti di queste vicende. Sarebbe però sbagliato chiudere sbrigativamente
            la questione bollando queste parole come ipocrite e autoassolutorie. Non solo
            infatti  riflettevano  lo  spirito  del  tempo,  ma  rispecchiavano  una  strategia  di
            penetrazione che in questo e altri contesti aveva dato o stava dando i suoi frutti,
            ed era quindi ritenuta non solo appropriata ma anche legittima.

               Le  operazioni  sul  29°  parallelo,  condotte  da  Graziani  dalla  parte  della
            Tripolitania, e da Mezzetti dalla parte della Cirenaica, tra il gennaio e il marzo del
            1928 portarono all’occupazione delle oasi di Hon, Socna e Zella da un lato, Gialo,
            Augila, Gicherra e Marada dall’altro. Il successo ottenuto sul piano militare fu
            sottolineato dal fatto che già in maggio fu possibile trasferirne l’amministrazione
            all’autorità civile. Raggiunto così lo scopo di collegare la Tripolitania e la Cirenaica
            attraverso la Giofra e le desolate pianure della Sirtica, nel settore occidentale, a
            sud del Gebel Nefusa, il limite meridionale del territorio controllato fu spinto
            in  estate  fino  all’oasi  di  Gheriat,  raggiunta  e  conquistata  il  15  luglio.  Questa
            operazione venne decisa per eliminare la minaccia rappresentata da Mohammed
            ben Hag Hassen che, con una mehalla forte di circa 600 armati reclutati nello
            Sciaati, si era spinto a sud di Mizda con l’obiettivo di sollevare contro l’Italia le
            popolazioni da poco sottomesse della Ghibla.  Le condizioni ambientali del tutto
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            sfavorevoli all’impiego di truppe regolari, con temperature che a causa del ghibli
            arrivavano a toccare i 50 °C all’ombra, e la mancanza pressoché totale di posti
            d’acqua lungo l’itinerario, avevano fatto fallire un primo tentativo effettuato il
            10 giugno con una colonna di truppe regolari, convincendo Graziani a rientrare
            la sera stessa a Mizda e a rimandare l’operazione fino a quando la situazione
            climatica non lo avesse permesso. I giorni però passavano e le condizioni non
            miglioravano, finché all’inizio di luglio Graziani non decise di rompere gli indugi.
               Data l’impossibilità di impiegare truppe regolari, sia pure libiche o eritree,
            il compito venne affidato a un complesso di tre bande irregolari, reclutate tra i
            berberi e i Misciascia, agli ordini del capitano Kalifa Kaled, un notabile berbero
            che  dopo  aver  servito  nell’esercito  turco  come  ufficiale,  alla  conclusione  del
            conflitto italo-turco nel 1912 era passato nei reparti regolari indigeni con il grado
            di tenente, prendendo poi parte a tutte le operazioni in Tripolitania meritandosi
            la promozione sul campo a capitano e due Medaglie d’Argento al Valor Militare.
            Le tre bande ai suoi ordini, in totale circa mille uomini, mossero da Garian l’11
            luglio in direzione sud-ovest, puntando su Bir Tarsin e di qui, lasciandosi alle
            spalle la mehalla ribelle, sull’oasi di Gheriat dove sarebbero arrivate il mattino

            73   R. GRAZIANI, Verso il Fezzan op. cit., p. 269-277.


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