Page 79 - Scenari Sahariani - Libia 1919-1943. La via italiana alla guerra nel deserto
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Controguerriglia e Controllo del territorio

            sganciando 3310 bombe, quasi tutte di piccolo calibro e del tipo antipersonale,
            nonché trasportando 144 passeggeri e 26 tonnellate di materiali.
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               Ricognizione e collegamento assorbirono la maggior parte di questo sforzo,
            e in un tale scenario il solido e robusto Ro.1 si dimostrò quanto mai valido e
            affidabile, a differenza del Ca.73, che con la sua struttura di legno venne giudicato
            troppo delicato e costoso per l’impiego in colonia. Pur continuando a essere
            utilizzato in virtù della sua autonomia e della sua capacità di carico, il bimotore
            Caproni  sarebbe  quindi  uscito  progressivamente  di  scena.  Il  Ro.1  invece,
            che  grazie  alla  sua  struttura  metallica  risentiva  molto  meno  delle  condizioni
            ambientali,  venne  modificato  per  renderlo  ancora  più  idoneo  a  operare  nel
            deserto. L’autonomia fu portata a un massimo di 12 ore con l’installazione di
            serbatoi supplementari di benzina e di olio, e per consentirgli di svolgere nel
            migliore dei modi i suoi compiti di ricognizione e collegamento venne dotato di un
            apparato radio ricetrasmittente, migliorandone poi le installazioni d’armamento
            con  nuove  rastrelliere  per  le  bombe  e  un  supporto  della  mitragliatrice
            dell’osservatore modificato per consentire una migliore azione di fuoco aria-
            suolo. L’addestramento degli equipaggi fu mirato a ottenere il massimo dalla
            radio, dalla macchina fotografica e dall’armamento, come pure a perfezionare le
            tecniche di navigazione con l’ausilio della sola bussola in territori privi o quasi
            di punti di riferimento. Inoltre, attraverso ripetute esercitazioni congiunte con i
            reparti dell’esercito, si era cercato di affinare le procedure dell’aerocooperazione,
            soprattutto per quanto riguardava le comunicazioni terra-bordo-terra. La radio
            infatti permetteva all’equipaggio di collegarsi soltanto con i comandi e con i
            campi d’aviazione, e i collegamenti tra le truppe e i velivoli rimanevano basati
            sul lancio di messaggi compilati in volo e sulla manovra di teli da segnalazione
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               Oltre all’aeronautica, per le cui squadriglie operanti nel Fezzan Graziani coniò
            l’appellativo di “aviazione sahariana”, per sottolinearne l’apporto e collegarlo al
            particolare contesto ambientale, le operazioni nel Fezzan portarono alla ribalta



            76   F. PEDRIALI, op. cit., p. 284. Secondo quanto riportato dallo stesso Pedriali (Ivi, p. 277)
                                                                                      a
               a Hon erano schierati 9 Ro.1 (Squadriglia del Fezzan), 5 Caproni Ca.73 e 2 Ca.97 Co. (12
               Squadriglia), 2 Ro.1 (Sezione Comando), a Sirte 3 Ro.1 e 1 Ca.73 (Squadriglia di Riserva), a
                             a
               Tripoli 9 Ro.1 (89  Squadriglia) e 2 Ca.73. (2° Nucleo di Riserva). Il Caproni Ca.97 era un
               monomotore ad ala alta a struttura metallica, in grado di trasportare sei passeggeri, che fu
               il primo successo della Caproni nel settore dell’aviazione commerciale. Nel 1928 ne venne
               realizzata  una  versione  idonea  anche  come  ricognitore,  bombardiere  leggero  e  trasporto
               sanitario, che prese il nome di Ca.97 Co. (Coloniale). Sei esemplari di questa macchina, che
               montava un motore radiale Bristol Jupiter da 500 cv, con una velocità massima di 225 km/h,
               furono consegnati all’aviazione della Tripolitania nel 1929.
            77   P.C., Colle ali d’Italia alla riconquista del Fezzan, in «Rivista Aeronautica», 1/1931, p. 70-118.


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